Julie Maggi
Edizioni dei cammini
Roma 2016
Una decisa vena di autoironia lo attraversa in ogni sua parte, “modello di macchina perfetta” con la quale esprimere liberamente e senza prendersi troppo sul serio la propria esperienza sul Cammino.
Viaggio “spirituale”, lontano da una qualsivoglia idea di religione e credo, il Cammino di Santiago diventa quasi un’avventura, che la carica di nuove energie di fronte all’ignoto. E allora si chiede se sia possibile “ portare con sé nella vita quotidiana questo stimolo ad andare avanti, nonostante tutto” e con esso “ questa apertura al mondo”.
Perché se si impara qualcosa su Julie è proprio la sua voglia di conoscere persone, di aprirsi tramite loro al mondo, spinta dalla curiosità e dalla bellezza del diverso.
L’amicizia diventa un punto centrale nel libro e nella sua esperienza come camminatrice, così come Matteo diventa un compagno inseparabile, una delle poche costanti di tutto il cammino.
Il dolore fisico e la difficoltà di camminare serenamente le provocherà non poche crisi, ma l’aiuto che si trova sul cammino e la forza che si riscopre in se stessi le permetterà di proseguire fino alla fine.
A dare forma al suo Cammino di Santiago non sono le chiese, i palazzi, o i paesi che attraversa, ma i ricordi ad essi legati, ai profumi, alle persone incontrate, agli stati d’animo vissuti.
E non manca l’intima ricerca del perché si è in cammino, una domanda a cui troverà risposta solo una volta arrivata a casa.
A metà strada però, tra i molti spunti di riflessione, emerge un pensiero che più di tutti riassume la sua idea di Cammino: “ Questo cammino è come l’acqua di un fiume che scorre e che si mescola. Ognuno di noi è una goccia di questo fiume. Tutti insieme mischiamo le nostre forze, le nostre energie, le nostre fatiche. Alla fine quello che è il motivo per il quale è partita la persona a fianco a me sarà diventato il mio, e il mio sarà diventato il suo.”