di Maddalena Canepa
“Spagna, 1799, Oviedo“. Così inizia Un Cammino Primitivo, opera d’esordio di Maddalena Canepa. Una storia d’amicizia sullo sfondo di un meraviglioso Cammino Primitivo.
“Spagna, 1799
Oviedo”
Così inizia Un Cammino Primitivo, opera d’esordio di Maddalena Canepa.
Tra le strade polverose di Oviedo, due uomini si incontrano davanti alla cattedrale di San Salvador, provvisti di “ bordone e bisaccia, e quello sguardo non presente al mondo perché rivolto all’interno (..)”. Li attende un Cammino, un viaggio, non religioso ma di fede, “fede in un universale, nella ricerca affannosa di afferrare il senso più profondo del divenire cosmico (..)”.
É una storia di amicizia tra Ludovico e Martino, sullo sfondo di un meraviglioso Cammino Primitivo, fratello minore del più famoso e conosciuto tratto francese del Cammino di Santiago. Un racconto che ha le parvenze di un romanzo storico, e forse, proprio perchè non lo è, restituisce luoghi e impressioni reali, presenti ai giorni nostri e vivi nei ricordi di chi l’ha già percorso. L’accoglienza pellegrina di Bodenaya, le pale eoliche ( trasformate in mulini a vento), Doña Herminia, la Ruta de los Hospitales, l’Alto de Acebo e alle spalle la vista mozzafiato delle colline asturiane, Lugo, Melide, e infine Monte de Gozo e Santiago de Compostela, tutto viene descritto con gli stessi profumi e sensazioni. Certo, Ludovivo e Martino dormono in stalle e in vecchie locande, alla ricerca di fonti piuttosto che di bar, e di una penna e calamaio al posto di uno smartphone. Ma nonostante vivano a cavallo del 1800 hanno gli stessi problemi e modi di pensare di un pellegrino moderno.
É Ludovico il vero protagonista del romanzo: quando non c’è l’autrice a narrarne le vicissitudini (utilizzando la terza persona) lui stesso si racconta, in prima persona. Viene fin da subito messo in crisi da un forte dolore alla caviglia, che lo accompagnerà, con sempre più intensità, fino a Santiago e Finisterre. A Martino l’onere e l’onore di consolarlo, supportarlo e incoraggiarlo nei momenti difficili.
A fare da contorno alla storia tanti compagni di viaggio, anche loro pellegrini, ispirati a persone vere conosciute dall’autrice durante il suo Cammino. Perchè seppur camuffato e interpretato in modo inedito, Un Cammino Primitivo rimane una sorta di autobiografia, una trasposizione, a tratti fantasiosa, della sua personalissima esperienza sul Cammino. Forse troppa azione e poco spazio alla riflessione rendono i personaggi troppo semplici e il circolo chiuso che si crea tra Ludovico e Martino allontana il lettore e non gli permette di affezionarsi ai personaggi.
Nota dolente di questo romanzo sono le tante incongruenze storiche presenti al suo interno. Le più evidenti riguardano ad esempio il bosco di eucalipti, impossibile da trovare nel 1799 visto che la pianta, di origine australiana, fu introdotta in Spagna solo nel corso del XIX° secolo; le Colonne d’Ercole a Finisterre, quando gli storici presumono si trovassero nello stretto di Gibilterra; la presenza di un faro a Finisterre, costruito solo nel 1853; o la presenza di due pellegrini francesi intenti a percorrere il Cammino di Santiago a pezzi, un’idea bizzarra se consideriamo che il 1799 è ancora epoca di spostamenti lenti e che il viaggio dalla Francia era ancora molto lungo e faticoso.
Un libro comunque scritto bene, scorrevole e che si fa leggere facilmente. Ho molto apprezzato le citazioni, a tratti poetiche, di grandi classici della letteratura di viaggio, presenti nell’incipit di alcuni capitoli. Le parole che più rappresentano lo spirito del libro appartengono a Jean-Christophe Rufin de Il Cammino immortale, e fanno così: “Un pellegrino non arriva mai da nessuna parte. Passa, semplicemente.”
E allora voglio lasciarvi con una domanda, che si accompagna alle varie fasi della storia:
“ Che cosa resta, mentre tutto cambia? ”
M.CANEPA, Un Cammino Primitivo, Edizione De Ferrari, Genova 2017, 11,90€