Primo giorno: Leon – La Robla
Da León partiamo alle sette. Ha da poco albeggiato, l’aria è ancora fresca e la città è praticamente deserta. Arriviamo al Parador di San Marco seguendo le classiche frecce gialle e ci sediamo per la foto di rito accanto alla statua del Pellegrino stanco.
Una targa ai suoi piedi segna l’inizio del Cammino di San Salvador. Soli, imbocchiamo orgogliosi la Rue de peregrinos, mentre vediamo sfilare in direzione opposta una fila già numerosa di pellegrini sul cammino francese.
È bello andare controcorrente a volte, percorrere una strada diversa e concedersi momenti di maggiore intimità. Col secondo cammino non c’è più la magia della prima volta; ci si sente pellegrini in modo diverso, più consapevoli della strada che si andrà a percorrere e del proprio vivere il cammino.
I pellegrini sul Camino del Salvador sono pochi, anche se gli hospitaleros incontrati dicono che la gente è in aumento! Si fa presto a conoscersi tutti; la prima tappa a La Robla è quasi obbligata, perfetta coi suoi 27 km.
Noi pellegrini del ” venerdì “, diciamo, siamo in 12: due italiani, cioè noi, un inglese del North Carolina innamorato della Spagna e sposato con una spagnola, un tedesco, una spagnola emigrata a New Orleans con il fratello, e altri sei spagnoli.
Tutti hanno alle spalle almeno tre o quattro cammini, altri addirittura sembra li abbiano fatti tutti.
Un ottimo modo per raccogliere informazioni e allenare la lingua.
I primi 5 km di uscita dalla città sono tutti su marciapiede a bordo strada. Raggiunto Carbajal, dove ci si ferma al bar per gustare buonissimi churros e si fanno un po di provviste alla “tienda”,comincia il tratto più bello della tappa: quasi 15 km di pura natura, qualche paesino in lontananza e un paesaggio collinare ricco di verde e boschi.
Due salite un po ripide ma molto brevi si intervallano a lunghi tratti in piano, a volte nel bosco, altre volte allo scoperto dagli alberi. Il fondo non è sempre facile, soprattutto nei tratti più sassosi; evidente la difficoltà che si incontrerebbe in inverno o con molta pioggia.
Solo a Cascates si incontra un bar, un buon luogo per riposare prima dell’arrivo a La Robla.
La gente che si incontra è davvero molto cordiale, saluta e augura un Buen camino.
La segnaletica è eccezionale e le frecce, molto presenti, sono accompagnate da paletti di legno con incisa in giallo la sagoma di un pellegrino e la scritta Cuatro Valles, l’associazione che per prima si è occupata di questo cammino.
Arriviamo a La Robla passando per una grandissima industria di asfalto, seguita da un’altra di cemento, fino ad entrare in paese. Abbastanza grande, con bar, ristoranti, negozi e supermercati, ospita proprio alla fine un albergue municipale: nuovissimo, pulito e ben organizzato, è provvisto di una cucina attrezzatissima!
Secondo giorno: La Robla – Poladura de la Tercia
Si esce da La Robla su asfalto e si raggiunge Buiza quasi costeggiando per intero il rio Bernesga. Nonostante i tanti chilometri su asfalto il cammino si rivela piacevole, forte delle montagne circostanti sempre più belle e della quasi totale assenza di macchine.
Da Buiza si lascia la strada e finalmente ci si allontana da case e persone. Un sentiero completamente immerso nella natura, lontano da ogni presenza umana, sale oltre i 1450 m fino all’Alto Forcadas de San Anton, dove un cumulo di pietre indica il suo punto più alto. La salita breve ma impegnativa è agevole e ben segnalata, così come anche la discesa.
La fatica viene subito ripagata da un paesaggio meraviglioso; intorno a noi montagne e valli a perdita d’occhio. Purtroppo la pioggia e il cielo coperto di nuvole hanno limitato di molto la nostra visuale, ma ne è valsa comunque la pena.
Ci fermiamo a Poladura de la Tercia, un caseggiato rurale con quattro case, un albergue municipale ricavato da una vecchia scuola e una posada con stanze e ristorante, che ci prepara la cena solo perché abbiamo chiamato la sera prima.
Il posto dove dormiamo è vecchio, un po’ arrangiato e decisamente troppo caro per il genere di ospitalità che offre. Pajares però è troppo lontana e non ci sono altre soluzioni.
Il freddo si fa sentire. Bisogna dormire ben vestiti e con qualche coperta addosso per non soffrire durante la notte. Per fortuna qualcuno ha acceso la stufa a legna del salone, davanti alla quale si forma una fila di scarpe gocciolanti da far asciugare. Cena squisita, compagnia incantevole e un nuovo giorno alle porte.
L’ultimo pensiero della notte….speriamo che le scarpe si asciughino!
E che domani non piova!!!!