Partiamo da Poladura de la Tercia che sono le sette. Ha da poco albeggiato, ma il cielo, coperto da nuvole minacciose, non accenna a brillare. Le previsioni hanno messo pioggia per il pomeriggio, e le nuvole che ci inseguono sono la dimostrazione che la minaccia è più che reale.
Il sentiero parte subito in salita. Le barrette energetiche e una mezza tavoletta di cioccolata, comprate due giorni prima, ci permettono, vista l’assenza di un bar, di fare una discreta colazione e di affrontare con le giuste energie un’altra dura tappa.
Lungo i 340 m di salita i paesaggi si fanno ad ogni passo più belli! Davanti ai nostri occhi il verde dell’erba diventa più intenso, e le rocce assumono forme sempre più strane.
Basta qualche centinaio di metri e il paese sparisce dietro uno sperone di roccia. Ci troviamo così completamente avvolti dalla natura, immersi nelle sue meraviglie, nel cuore più intimo e vero delle sue montagne. Ci giriamo indietro ad ammirare il panorama e un raggio di sole filtra la nebbia per illuminare un angolo di valle. Col sorriso affrontiamo la salita fino alla Cruz de San Salvador a quota 1452m. La vista è incantevole, ma appena giriamo l’angolo notiamo un altro importante pezzo di salita. Per fortuna la strada è agevole, ben segnalata e non molto dura.
Una volta in cima lo spettacolo ripaga ogni sforzo!! Siamo sul Canto La Tusa, nel punto più alto del Cammino di San Salvador, a quota 1570m. Ci perdiamo qualche minuto in contemplazione, e nel silenzio celebriamo la magia e la bellezza di questo luogo meraviglioso. Quel senso di pienezza e benessere ci ricorda delle tantissime persone che ancora oggi non sono capaci di apprezzare e di proteggere il mondo in cui vivono, di beneficiare della sua pace, della sua armonia, e di capire la profonda simbiosi che li unisce.
Dal Canto La Tusa a Pajares
Riprendiamo il passo e dopo una lunga serie di sali e scendi arriviamo a Pajares.
La discesa risulta a tratti molto impegnativa per le ginocchia e attraversa alcuni campi con mucche e pecore in libertà, quasi sempre sorvegliate da un cane pastore. Il suo forte abbaiare può spaventare, ma sarà sufficiente passargli alla debita distanza per smorzare la sua rabbia.
A Puerto Pajares un cancelletto segna il confine tra Castilla y León e Asturias. Vediamo infatti il primo mojon.
Un sentiero nel bosco conduce ad un bivio: Pajares da una parte e San Miguel dall’altra. Se non dovete fermarvi a Pajares vi conviene seguire per San Miguel, risparmierete qualche chilometro. Ricordate però che non troverete bar fino a Campomanes.
Noi prendiamo quindi per Pajares. Molti nostri amici pellegrini si fermano lì per la notte, ma noi vogliamo solo prendere da mangiare e continuare fino a Bendueños. Arriviamo che il bar è chiuso. Panico.
Andiamo all’albergue sperando di trovare qualcuno e l’hospitalera, Marisa, gentilissima, chiama la proprietaria del bar chiedendo di farci due panini. Cinque minuti e il bar è aperto, i nostri panini pronti e tutta la gente del paese riversata dentro. Qui lasciamo tutti i nostri compagni di viaggio, tranne Gregorio il catalano, che come una freccia sarà gia arrivato a destinazione.
Da Pajares al Santuario e Albergue di Bendueños
Riposato, molto (la discesa è stata davvero faticosa) riprendiamo il cammino. I sentieri, pieni di fango e pietre scivolose non aiutano il passo, che rallenta e diventa via via più faticoso. Comincia anche a piovere e camminiamo per un paio d’ore con le scarpe e i piedi completamente bagnati.
Finalmente alle cinque e mezza arriviamo ad Herias, un piccolo caseggiato a qualche chilometro da Campones, dove chiamiamo Sandra per venirci a prendere e portarci all’albergue, distante 1,5 km da lì. I chilometri sono stati tanti, troppi, soprattutto in quelle condizioni. Per fortuna Bendueños è un incanto, sia il Santuario che l’albergue.
Ricavato da un’antica casa in pietra ristrutturata, si affaccia su un panorama incantevole. Dentro 8 posti letto a castello, una stufa a pallet che riscalda l’ambiente, una cucina, piccola ma ben attrezzata e tre bagni con doccia. L’atmosfera è calda, accogliente, dall’ arredamento particolare. E la cena preparata da Sandra molto buona e abbondante. Il frigo pieno di ogni prelibatezza è a disposizione.
Ritroviamo il nostro amico Gregorio e una signora, madrilena di nascita ma residente da molti anni negli Stati Uniti, che ci racconta di esser lì da ormai 5 giorni, innamorata di questo luogo e in attesa del momento giusto per riprendere il Cammino di San Salvador.
Proprio di fronte alla stufa due divani giganti offrono un luogo di relax e benessere, e l’olio di calendula fatto in casa da Sandra allieva un po i dolori di piedi e gambe. Davvero un luogo magico dove trascorrere del tempo e recuperare le energie per il giorno successivo.