Torinese, classe 1985, dopo aver lasciato un lavoro d’ufficio, completato il giro del mondo in 528 giorni coi piedi per terra senza aerei, è diventato uno scrittore di successo e nel frattempo continua a viaggiare affascinandoci coi suoi racconti di vita.
Ho avuto il piacere di incontrare Carlo durante la presentazione a Firenze del suo quarto libro, “Vagamondo 2.0: Centro America Via Terra E Tre Anni Di Esperienza”.
La sala era piena di gente, ed è bello, molto bello, pensare che uno scrittore che riesce ad autopubblicarsi, possa arrivare al cuore di tante persone, avendo creato tutto questo partendo dalla sua immensa voglia di viaggiare, di conoscere e di condividere.
Carlo si è raccontato, ha parlato delle sue esperienze, della sua adolescenza turbolenta fatta anche di eccessi voluti, cercati, per sfuggire a quel malessere interiore che oggi un po’ tutti ci portiamo dentro ma che non sempre riusciamo a sfogare su canali positivi o a far emergere per combatterlo.
La sua è una storia che va dritta al cuore, che ti affascina e rapisce anche perché raccontata in maniera impetuosa e avvolgente, una vera forza della natura.
Dopo quel periodo autodistruttivo, decide di cominciare a viaggiare ed arriva nel profondo sud della Spagna, a Tarifa, dove riesce a sbarcare il lunario facendo diversi lavori; la libertà che assapora in quel periodo sarà la scintilla per accendere quella vampa incendiaria che ancora illumina il suo cammino.
Capisce che vuole viaggiare, conoscere nuovi posti e nuove culture, non importa né come né dove. La strada sarà il suo orizzonte.
L’esperienza successiva lo porterà in un campo di terremoti nel Pakistan, dove ha vissuto e lavorato come cooperante umanitario a stretto contatto con le persone fra le più povere al mondo in una situazione devastante come quella seguente ad una calamità del genere.
Tornato a casa, decide che deve spingersi ancora oltre, più lontano: sarà l’Australia la sua prossima casa. Lavora e mette qualcosa da parte per aprire il suo chiringuito sulle spiagge brasiliane.
Purtroppo una tragedia familiare lo fa tornare a casa, ma la realtà della sua città, Torino, è però lontana ormai anni luce dal suo spirito globetrotter, infatti si muove verso la vicina Barcellona.
Ritorna a casa un’altra volta e cerca di sistemarsi, trova un lavoro in un’azienda del posto, classico lavoro d’ufficio.
Non durerà molto tempo, un po’ come nella canzone dei Pink Floyd si sarà domandato “Did you exchange a walk on part in a war for a lead role in a cage?”
La sua scelta non è stata affatto quella di essere una comparsata da attore secondario sul palcoscenico della vita, ma ha deciso di saziare il suo spirito, la sua sete dilagante scommettendo su se stesso. Non è forse il miglior investimento che possiamo fare?
Si licenzia da quel posto, da quella vita incanalata su schemi preconfezionati e l’8 ottobre del 2011, Carlo comincia la sua esperienza di vita più emozionante, il giro del mondo senza aerei.
Parte dall’Himalaya, le montagne dell’anima, forse per dimostrare a se stesso che se avesse superato quei giganti, avrebbe sconfitto quelle paure interiori che lo attanagliavano. Carlo ce la fa.
Circa 100.000 km di viaggio fra terra e mare, 24 nazioni attraversate passando dalle frontiere come i viaggiatori d’un tempo facevano, un pioniere del mondo, nella maniera più semplice, 528 giorni e un’esperienza di vita unica.
Torna in Italia, per abbracciare la sua famiglia.
Pubblica in maniera autonoma il suo primo libro: “Vagamondo: Il Giro Del Mondo Senza Aerei”.
E’ un successo pazzesco; decine di migliaia di copie vendute, in testa alle classifiche dei libri più venduti.
Arriva addirittura la proposta dalla casa editrice più rinomata in Italia, ma Carlo è uno spirito libero e rimane indipendente, del resto, grazie anche ai vari social e alle possibilità di condivisione che ci sono oggigiorno, si è creato una rete, un pubblico che lo segue e lo sostiene moralmente durante il suo percorso.
Traduce il suo libro in inglese, poi viste le tante richieste delle persone, pubblica un manuale dove fornisce consigli dettagliati per chi vuole viaggiare in solitaria, s’intitola “La Fabbrica Del Viaggio”.
Carlo è un po’ il capostipite dei viaggiatori moderni, di coloro che scelgono di rinunciare al viaggio convenzionale con l’aereo, preferendo un percorso lento, a piedi o coi mezzi pubblici, cercando di immergersi nel tessuto sociale dei luoghi, per conoscere affondo le culture e le realtà che andiamo a visitare.
Tutto questo credo nasca dal rifiuto di un modello sociale precompilato, dove spesso e volentieri esistono pacchetti all-inclusive delle agenzie, dove ti vendono il posto e l’esclusività del luogo, quando invece di incluso non ti danno proprio nulla e ti lasciano tornare a casa senza aver assaporato l’essenza del viaggio e senza aver accumulato nulla di più che una bandierina da piazzare sulla cartina, solo per poter dire all’aperitivo con gli amici: “Sì, ci sono stato”.
Oggigiorno, la necessità di esserci e soprattutto di farlo sapere agli altri, che deriva anche dalla mania compulsiva dei social (che non nego siano un’arma a doppio taglio perché possono essere di aiuto ma anche diventare una catena molto stretta), ha quasi oltrepassato la leggerezza di fare le cose per se stessi, la bellezza di regalarsi delle esperienze per cercare di accrescere il proprio essere interiore.
Lo straordinario piacere di ascoltare una persone come Carlo Taglia sta nel fatto che si percepisce fin da subito la sua libertà dagli schemi, la sua voglia di portarti con lui, di farti capire che se vuoi, tutto questo è possibile anche per te.
La sua passione è fortissima, infatti continua ad intraprendere nuove rotte e fare nuove esperienze: si reca in India dove con l’aiuto di un Bramino indiano e la collaborazione di un suo amico italiano, nonostante mille peripezie, aprono una guest-house in India nella giungla, poco distanti dal mare.
Tornato in Italia, collabora con lo stesso suo amico a realizzare un altro sogno, in Calabria, a Laino Borgo, dove creano un’associazione sportiva-artistica-spirituale, la “River Tribe Adventure” nella splendida cornice del Parco Nazionale del Pollino. Andate a visitarla se ne avete modo.
Continua a viaggiare, stavolta alla scoperta del Nord Europa, in Scandinavia, col suo furgone, partendo proprio dalla Calabria, dove poi si stabilisce in una comunità autogestita fra le foreste svedesi, con persone; s’innamora di una ragazza del posto, decidendo di stabilirsi lì.
Il viaggio resta comunque la sua priorità e stavolta sceglie di andare alla scoperta del Centro America, dal Messico fino a Panama, via terra ovviamente. Conosce realtà e luoghi sconosciuti, fra vulcani e culture indigene, fra bellezze naturali e umane.
Da questa esperienza e da questi ultimi anni dopo il giro del mondo, nasce il suo quarto libro, quello della presentazione che vi accennavo in apertura: “Vagamondo 2.0: Centro America Via Terra E Tre Anni Di Esperienza”.
Un altro successo pazzesco che porta in giro per l’Italia nel suo tour di presentazione.
Adesso Carlo Taglia ha intrapreso un altro epico viaggio: è partito per l’Africa, il Continente che gli mancava d’esplorare, che ha preservato dal giro del mondo perché voleva dedicargli più tempo ed energie.
E’ partito dal Sud Africa e dalla sua capitale, Cape Town, e attraverserà la culla dell’umanità fino al nord, fino a raggiungere l’Egitto. Il suo viaggio, seppur programmato a grandi linee, sarà dettato dal momento e dalla sua ispirazione. Vi consiglio di seguirlo sui vari social.
Io, essendo suo vorace lettore e ammiratore, non mi perderò un momento del suo viaggio lento.
Conoscerlo di persona è stato emozionante, si percepisce la forza del suo essere e la semplicità sicura e leale che traspare dal suo sguardo. Un’anima grande. Non posso che augurarti buon viaggio, buona vita e come dici sempre tu “Lachto Drom”.