C’è qualcosa di unico nel camminare che non si trova in nessun’altra attività, soprattutto nel camminare lento e consapevole: la percezione del cambiamento, quello esteriore e, insieme, quello interiore. È evidente agli occhi che ogni cosa, nel corso della giornata, si trasforma: ciò che ci accompagna all’inizio non è uguale a ciò che troviamo alla fine, i passi rallentano o accelerano in continuazione, così come i movimenti, i luoghi e i paesaggi si susseguono e si confondo con le persone e i colori. E, nonostante si possano incontrare anche brusche deviazioni o improvvisi temporali, nella ciclicità degli avvenimenti, tutto è accolto con grande serenità.
È una piacevole avventura alla scoperta del mondo, ma che, in verità, riflette la vita intera; in fondo tutto è mutevole in natura e nulla accade per caso, ogni elemento e momento ha un suo valore ed un suo senso: il sole che illumina il giorno e la sera che favorisce il riposo, la fioritura della primavera e la raccolta dell’autunno, la pioggia che nutre e il vento che spazza via. Così anche dentro di noi esistono luci ed ombre, pensieri e azioni che si muovono e, nel farlo, ci trasmettono qualcosa di importante che, però, non sempre riusciamo o vogliamo comprendere; per capirlo, infatti, è necessario avere il desiderio di conoscere se stessi ed imparare ad ascoltarsi.
Qualcuno sostiene che per vivere davvero la vita bisogna camminarci in mezzo e osservarla con curiosità, ed io concordo. Bisogna passare nei fitti boschi e nelle infinite praterie, scalare montagne e nuotare contro corrente, immergersi nella notte buia e scottarsi a mezzogiorno e, mentre si prosegue o ci si ferma, prestare attenzione a cosa accade dentro di noi.
Quanti rami da districare ci sono nella mia vita? quante possibilità ho davanti a me che non so sfruttare? Quanta fatica devo fare per ottenere ciò che voglio? Con quanti condizionamenti devo lottare per sentirmi libero? Quanta oscurità devo guardare per affrontare la mia disperazione? E quanto può bruciare avvicinarsi troppo al fuoco?
Andare a fondo e saper riconoscere il proprio lato oscuro, i propri problemi, la frustrazione, le mancanze ci permette di prendere consapevolezza di ciò che si muove dentro di noi e ci disturba o influenza; da qui, dalla sofferenza che nasce durante questa esperienza, inizia il cambiamento che ci può portare a nuova vita, a scoprire chi siamo e ad accettarci.
Quindi, il Cammino è trasformazione! Da sempre gli esseri umani trovano nel camminare un modo per dedicarsi all’introspezione; grazie alla lentezza del viaggio a piedi, ogni passo può essere una preziosa occasione di conoscenza in questo percorso di ricerca interiore.
La strada può essere lunga e difficile, ma per essere felici è necessario percorrerla tutta, superando ostacoli e imprevisti. Vivere l’esperienza del cammino come una opportunità per incontrare se stessi significa utilizzare più strumenti. Oltre alla natura, che fa da sfondo e da guida, la vista, l’olfatto, l’udito, il tatto e il corpo intero, possono tornare ad essere quei fondamentali recettori di sensazioni che ci permettono, appunto, di sentire ciò che ci circonda e, di conseguenza, le nostre reazioni per poter poi arrivare a governare la mente ed, insieme, elevare lo spirito.
Grazie ai continui stimoli, che solo il viaggio permette di avere, è possibile migliorare, crescere, cambiare prospettiva a favore della naturale trasformazione che ci appartiene.