Questo articolo è dedicato a Genova e a tutte le città di mare che affascinano sempre il viaggiatore, non solo per la loro privilegiata posizione geografica, ma anche per i particolari tratti che le caratterizzano, delineatisi nel corso del tempo grazie ai numerosi passaggi e movimenti di cui sono state testimoni.
Creuza De Mä è un modo di dire ligure ed una famosa canzone di Fabrizio de André che richiama subito alla mente le mulattiere, stradine collinari, spesso sterrate o mattonate e delimitate da mura, che collegano appezzamenti di terreno o portano a piccoli borghi, sia marinareschi che dell’entroterra, adibite anche alla circolazione di animali da soma e che contraddistinguono diversi paesaggi della nostra Italia.
Sono quelle vie che solitamente percorrono solo gli abitanti del posto o i curiosi e temerari che prediligono i percorsi incerti, fuori dagli itinerari comuni, coloro che non vogliono perdersi nemmeno un angolo, nemmeno una sfumatura o un aspetto della meta raggiunta o visitata: sentieri che si fanno sentire sotto i piedi e nelle gambe, che non lasciano spazio alle distrazioni, ma obbligano gli occhi a guardare bene intorno perché non sfugga nessun dettaglio, nella terra, lì davanti, o nello specchio d’acqua che si staglia all’orizzonte.
Il termine Creuza De Mä, in realtà, fa riferimento anche ad un fenomeno meteorologico del mare calmo quando, mosso in superficie da refoli e vortici di vento, assume striature curve e contorte di colore scuro o argentato che creano immaginarie strade da poter percorrere per intraprendere fantastici viaggi, reali o ideali. Ed, infatti, nel brano musicale, è raccontata proprio la storia di chi quelle vie è costretto a prenderle per vivere e sopravvivere, come i pescatori, ai quali è riservata un’esistenza fatta di rassegnazione e ironica speranza, navigazioni lunghe ed estenuanti e brevi soste di conforto alla taverna del porto.
Un’esperienza diffusa che ha accompagnato marinai e vagabondi per secoli e secoli e che si respira frequentemente in questi luoghi, antichi punti di riferimento per scambi e commerci che hanno accolto uomini da tutto il mondo e, con essi, le loro miserie, frustrazioni e aspirazioni.
In nessun posto come nelle città di mare è possibile camminare sentendo in ogni dove il sapore di culture e tradizioni provenienti da altri paesi, distanti o vicini, così come intuire parole, maniere, abitudini che arrivano da lontano e si sono mischiate per dare vita ad un nuovo modo di fare e di essere.
Ancora oggi è qui dove si possono fare gli incontri speciali, dove il sapore della salsedine si unisce a quello della terra, i suoni e i profumi ricordano terre di ogni parte del mondo, dove si percepisce sulla pelle il piacere e, allo stesso tempo, la fatica del viaggio, la capacità di rimanere semplici e comunque di stupirsi sempre, il desiderio di bellezza. È qui dove, passeggiando, si può sentire la malinconia di chi è in attesa di un ritorno, la nostalgia di un amore interrotto, la gioia di un nuovo inizio, la fiducia di chi sa che un giorno riuscirà a partire, l’umanità di chi ha visto tutto e non aspira più a nulla.