Pellegrinaggio sull’Adam’s Peak, in Sri Lanka
Un pellegrinaggio sul monte più sacro dello Sri Lanka, l’isola splendente, per scoprire la spiritualità locale e uscire dalle rotte del turismo di massa: l’Adam’s Peak, l’impronta di piede sacro e i suoi 5500 gradini per raggiungerla.
Lo Sri Lanka è un’isola dalle mille opportunità. Ci sono le spiagge tropicali per gli appassionati di mare e per chi è alla ricerca della forma di relax più tradizionale, ci sono i parchi naturali per gli amanti degli animali e della natura, ci sono i siti archeologici per scoprire qualcosa in più di questa isola e poi ci sono i templi. L’aspetto religioso in Sri Lanka è sempre stato particolarmente importante e ha influenzato, nel bene e nel male, la storia dell’isola, anche di recente. La spiritualità è un aspetto molto sentito dalla popolazione e spesso si sovrappongono tradizioni culturali e religiose che creano un mix esotico e affascinante.
Oltre ai templi tradizionali, da quelli in città a quelli sperduti nelle campagne, c’è un luogo prezioso per tutte le religioni rappresentate sull’isola: l’Adam’s Peak. Chiamato in singalese Sri Pada, è una cima di 2243 mslm nella zona centrale dell’isola. Non è la cima più alta dell’isola ma è sicuramente la più importante e visitata.
La caratteristica che la contraddistingue è una roccia che si dice sia l’impronta di piede sacro. I buddisti ritengono che si tratti dell’impronta di Buddha, gli induisti di Shiva, i musulmani e i cristiani di Adamo. Ne parlò addirittura Marco Polo nel suo Milione. L’impronta (che dà il nome alla cima, letteralmente “Piede Sacro” in sanscrito) misura 1,8 m di lunghezza e si trova sulla vetta, coperta da un tessuto bianco. Intorno a sé è stato costruito l’omonimo tempio dove centinaia di pellegrini ogni giorno lasciano un lumino acceso.
Ascesa e pellegrinaggio all’Adam’s Peak
Distanza: 5,7 km
Altitudine iniziale: 1206 m
Altitudine in cima: 2243 m
Dislivello in ascesa: 1037 m
La vetta si può raggiungere seguendo diversi percorsi, ma quello preferito dai pellegrini passa dal villaggio di Nallathanni. L’ascesa consiste di 5500 gradini e il dislivello è di circa 1000 m.
Il pellegrinaggio all’Adam’s Peak, particolarmente caro ai buddisti da più di mille anni, si deve compiere tra dicembre e maggio, quando il clima è migliore. Durante il resto dell’anno la zona non è servita e le piogge non permettono una salita agevole. Il miglior giorno del mese è quello di luna piena (chiamato poya nel calendario lunare buddista, giorno di festa) o durante il capodanno singalese (a metà aprile): in queste occasioni arrivare in cima può essere quasi impossibile per la folla.
L’ascesa si fa durante tutta la giornata ma soprattutto di notte: l’obiettivo in questo caso è arrivare in cima per l’alba. Si sale di solito in 2-3 ore con partenza verso le 2 di notte a seconda della stagione. E’ consigliabile arrivare in cima almeno un’ora prima dell’alba per poter trovare posto sulla piccola scalinata esposta a oriente e ammirare così l’alba.
Lo spazio in cima è relativamente poco rispetto ai pellegrini e quindi non è raro che gli ultimi ad arrivare non riescano a guadagnare la cima in tempo. Il tempio non è il posto migliore per ammirare l’alba (il muro perimetrale blocca parzialmente la vista). La discesa si completa in 1.5-2 ore. Normalmente si è di ritorno per le 8 di mattina.
La scalinata verso l’Adam’s Peak è punteggiata da piccoli negozi che vendono letteralmente di tutto, dai vestiti più pesanti (i locali sottovalutano spesso la temperatura in cima), ai giocattoli per bambini, agli snack e le medicine ayurvediche.
Come organizzarsi
La soluzione più pratica per organizzare la propria ascesa e hiking all’Adam’s Peak è arrivare a Nallathanni il pomeriggio del giorno prima, ricordandosi di prenotare in anticipo una guesthouse per evitare di dover attendere l’una di notte al tempio o in strada. Dopo una rapida passeggiata nelle strade polverose, la cena può essere prenotata presso la guesthouse. A letto presto e poi partenza alle 2.
Il pellegrinaggio è gratuito, non ci sono biglietti da pagare, ma non sarà raro trovare presunti monaci o locali alla ricerca di qualche soldo per arrotondare.
Le temperature a queste latitudini non sono mai troppo basse ma è possibile che il vento sia fastidioso, soprattutto a mano a mano che si sale. E’ consigliabile vestirsi con pantaloni da trekking, maglietta tecnica e felpa in pile, che toglierete sicuramente subito dopo l’alba. E’ sufficiente portare un piccolo zaino per gli oggetti più importanti ed eventualmente attrezzatura per la pioggia se il tempo è previsto variabile. I locali normalmente optano per abbigliamento tradizionale o per jeans. Tutti sono rigorosamente in ciabatte infradito o a piedi scalzi.
Una volta in cima, ci si può posizionare sui gradini a sinistra della scalinata di accesso al tempio in attesa dell’alba. Occupato un posto, è consigliabile visitare il tempio sulla vetta lasciando magari il proprio compagno di avventure a tenere il posto guadagnato. Nel tempio si entra ovviamente senza scarpe e senza cappelli.
Al rientro a Nallathanni, dopo la colazione, si può programmare la partenza per la destinazione successiva, poiché la zona non offre molto di più per i turisti internazionali.
Dove alloggiare a Nallathanni
Il villaggio di Nallathanni, ai piedi della vetta, è la soluzione più pratica e meglio servita. E’ punteggiato da guesthouse più o meno spartane attrezzate con camere con o senza bagno privato. Le opzioni per i pasti non mancano ma normalmente ci si può rivolgere alla guesthouse per la cena prima della partenza e la colazione dopo il rientro.
Cosa vedere in Sri Lanka
Lo Sri Lanka è un paese di 21,5 milioni di persone, per la maggior parte singalesi (75%), seguiti da tamil (11%), discendenti arabi (9%), indiani (4%). Seguono al 70% la religione Buddhista, al 13% l’induismo, al 9% l’islam e al 7% il cristianesimo.
Un viaggio in Sri Lanka inizia e finisce sempre a Colombo, una città di mare che però di mare offre poco se non la vista. Per visitarla è sufficiente un giorno scarso soffermandosi sulla zona del Fort (belli i palazzi coloniali recentemente ristrutturati), la zona del mercato di Pettah a Est di Fort e la zona di Union Place e di Church Street, una zona più popolare e vivace e che probabilmente verrà fagocitata dai discutibili cantieri edili aperti un po’ ovunque.
La metà settentrionale dell’isola dello Sri Lanka ospita le spiagge di Jaffna, nell’estremo nord, che meritano un’attenta visita perché meno sfruttate turisticamente del resto (è stato l’ultimo baluardo della guerra civile e quindi è stata aperta al turismo più tardi). Nell’entroterra si trovano invece le città archeologiche di Anuradhapura, Sigiriya e Polonnaruwa, sicuramente di grande impatto. Sulla costa nordorientale, la località più famosa per le spiagge è Trincomalee.
Il centro dell’isola è occupato dall’Hill Country, la zona di produzione massiccia di tè. Il panorama qui è collinare, le temperature sono più miti e l’architettura più inglese. La città principale è Kandy, che merita sicuramente una visita di una giornata. A sud di Kandy, la zona di Nuwara Eliya è la più ricca di piantagioni di tè. Imperdibile poi il tragitto in treno da Haputale a Ella, da dove però conviene ripartire subito per altre destinazioni.
La metà meridionale dell’isola è ricca di parchi nazionali (ce ne sono molti un po’ in tutta l’isola) famosi per i leopardi e gli elefanti. Il parco di Sinharaja permette, a differenza di altri, di fare un pò di trekking in Sri Lanka e di percorrere dei tratti a piedi nella foresta pluviale, sempre ovviamente con una guida.
La costa meridionale è dedicata al mare. La località principale è la cittadina di Galle, recentemente ristrutturata nella zona del Fort e che merita sicuramente una pausa.
Il pellegrinaggio all’Adam’s Peak può essere inserito in un tour della zona centrale, tra Kandy e la zona di Nuwara Eliya, oppure può essere raggiunto direttamente da Colombo.
Viaggiare in Sri Lanka è semplice: la popolazione parla quasi sempre un modesto inglese e i servizi per turisti sono di buona qualità. Gli spostamenti si possono fare in auto con autista o in treno (attenzione ai ritardi!). Trattandosi di un’isola di dimensioni medie, un viaggio di una decina di giorni può essere un buon compromesso.
Breve storia dello Sri Lanka
L’isola dello Sri Lanka iniziò ad essere abitata probabilmente 32.000 anni fa. A parte una prima fase di sviluppo, l’intera storia dello Sri Lanka (prima Ceylon) è segnata dal conflitto e dalla contrapposizione tra singalesi e tamil.
Intorno al 1000 a.C. iniziano a prosperare gli insediamenti singalesi di Anaradhapura. E’ del 200 a.C. invece l’arrivo del buddhismo in Sri Lanka. Dopo Anaradhapura, la capitale fu spostata a Polonnaruwa e vi rimase dal 1000 al 1216. Entrambe le capitali avevano il loro punto di forza su un sistema di irrigazione molto efficiente, paragonabile a quelli iraniani e egiziani. Quando però iniziarono ad avvicendarsi al potere sovrani meno lungimiranti e illuminati, il sistema di irrigazione fu abbandonato e con esso anche la seconda capitale del nord perse di centralità. I singalesi si spostarono gradualmente verso sud e il nord fu occupato dal regno di Jaffna, tamil.
Lo Sri Lanka è stato per molto tempo punto cardine dei commerci marittimi tra oriente e occidente. I primi a sfruttarlo furono gli arabi che vi approdarono nel 1600 portando così anche la fede islamica, insieme a pietre preziose, elefanti e cannella. Nel 1505 fu la volta dei portoghesi, che portarono con sé i religiosi domenicani e gesuiti. Nel 1602 arrivarono gli olandesi che si accaparrarono il monopolio sul commercio delle spezie. Nel 1796 gli olandesi lasciarono i possedimenti in Sri Lanka agli inglesi in cambio di protezione in patria. In sei anni l’isola diventò una colonia britannica. Nel 1830 iniziarono ad arrivare i primi coloni e le piantagioni di gomma e caffè furono sostituite con quelle di tè.
Con la colonizzazione nacquero anche, di riflesso, i movimenti di indipendenza a sfondo religioso (buddhista e induista)
L’indipendenza fu ottenuta il 4 febbraio 1948 (nel 1947 l’India era divenuta indipendente). Il partito al potere, l’UNP (United National Party), era però un’estensione dei coloni britannici in quanto rappresentava quasi esclusivamente l’élite singalese di lingua inglese. Nel 1956 guadagnò consensi anche l’SLFP (Sri Lankan Freedom Party), a favore del socialismo, del nazionalismo singalese e della religione buddhista. Nel 1970 anche il nome del paese cambiò da Ceylon (nome introdotto dai portoghesi e poi mantenuto da olandesi e inglesi) a Sri Lanka (isola risplendente, in singalese; i singalesi indicavano già l’isola con il nome di Lanka, appunto isola), evidenziando così il ruolo di predominanza del buddhismo.
A metà degli anni ’70 giovani tamil iniziarono a sostenere l’idea di uno stato tamil indipendente con il nome di Eelam (terra preziosa). Questi gruppi si identificavano come Tigri Tamil (LTTE) e tra i loro fondatori più importanti c’era Vellupillai Prabhakaran. La situazione si radicalizzò e si moltiplicarono gli attentati alle forze di polizia e ai civili. Inizia così una guerra civile che sarebbe durata 26 anni.
Con ancora in corso la guerra civile, soprattutto nella zona più settentrionale, il 26 dicembre 2004 si abbatté sullo Sri Lanka il più distruttivo tsunami degli ultimi decenni. Le vittime furono 30.000, senza considerare gli sfollati, gli orfani e i feriti. La gestione degli aiuti fu controversa e l’evento, che poteva costituire nella sua drammaticità un’opportunità di pacificazione nazionale, fu sprecata.
Dopo vari tentativi di cessate il fuoco andati a vuoto, nel 2008 l’esercito dello Sri Lanka mise in atto una violenta rappresaglia contro l’LTTE e riconquistò il 99% del territorio prima controllato dalle Tigri Tamil, ormai confinate in una ristretta zona nord-orientale dell’isola. Nel maggio 2009 l’esercito regolare conquistò anche l’ultima striscia di terra e accerchiò le ultime centinaia di combattenti tamil. Finì così una guerra civile che aveva causato oltre 100.000 vittime e che ha instillato nel paese problemi di dimensioni epocali.
La guerra ha di fatto impedito quasi tre decenni di sviluppo economico, sociale e industriale, rendendo il paese arretrato dal punto di vista infrastrutturale e dipendente da potenze esterne (prima tra tutti la Cina). Ci vorrà ancora molto tempo prima che lo Sri Lanka si normalizzi ma nel frattempo il turismo, soprattutto quello sostenibile, può sicuramente giocare un ruolo chiave nella crescita locale e nella costruzione di una società autosufficiente.
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Siamo Flavia & Simone e viviamo in Cina da 8 anni dove lavoriamo, viaggiamo e camminiamo. Siamo appassionati di Asia e abitando qua possiamo viaggiare in lungo e in largo attraverso deserti sconfinati, città caotiche, montagne altissime, campi di tè verde smeraldo e albe silenziose. Pur vivendo in una città da 23 milioni di persone, appena possiamo rallentiamo l’andatura e cerchiamo di apprezzare i dettagli e i piccoli piaceri, e il trekking ci permette di farlo nella maniera da noi preferita.
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